APRILE

LA MEMORIA COMUNE

ministro cardinale.jpg Era il 3 aprile del 2001 quando, per comunicare ufficialmente la positiva conclusione dell'iter per ...(leggi tutto)

I NOSTRI PADRI

boemondo.jpg Secondo una tradizione piuttosto attendibile fu Boemondo I d’Altavilla - detto anche il Normanno...(leggi tutto)

LA TRADIZIONE LOCALE

L'ARCOBALENO RICORDA

IMPRONTE ED ISTANTI

Al mare

L'una dopo l'altra,
l'onde del mare
si prostrano ai miei piedi.
Ora so di non essere
un uomo da nulla.

Vito Giuseppe Mele
Il mio cuore in versi, Edizioni Libroitaliano, 2002...(leggi tutto)

L'ARCOBALENO SEGNALA

IL NOSTRO BIMESTRALE copertina 6 2019.jpg
dicembre/gennaio 2019-2020

L'ARCOBALENO PROMUOVE

L'ARCOBALENO CONSIGLIA

7 - 1 - 2018
L'associazione Novae mentis" sulla piazza


"Là dove parla l'ignoranza, l'intelligenza sorride in silenzio": un'affermazione ricavata dall'ormai insostituibile strumento di ricerca che è internet e che di sicuro si sostituisce alle parole che non si ha la capacità di dire.
Quando si parla di nobiltà, si pensa ad un livello alto, colto, fine e spesso accompagnato da quel mecenatismo che ha contribuito allo sviluppo del nostro immenso patrimonio artistico-culturale; ci si aspetta un target comunicativo e di azione degni di chi per fortuna e per nascita ha potuto fregiarsi di titoli nobiliari, sebbene essi,ad oggi, non abbiano alcuna rilevanza, secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione.
Ed è quando ci si scontra, ahinoi, con una realtà ben lontana da quella che per tradizione dovrebbe essere che si cade nell'ormai triste alone di sconforto e desolazione che da troppo tempo ormai veleggia sulla nostra comunità.
Non servono i titoli nobiliari per capire che volere il bene collettivo dovrebbe essere prerogativa assoluta di ciascuno; non servono i lunghi cognomi, le comparsate in tv, i faraonici annunci di fantomatiche visite di Capi di Stato o abili operazioni di marketing (utili solo per i propri interessi, non certo per quelli della Città) per elevarsi ad un grado che di certo non compete.
Si parla del proprio personale ed egoistico bene, in maniera pressoché superficiale, per ridurre un paese nell'oblio. Laddove chi dovrebbe mettersi al servizio della collettività e del Paese per spirito di appartenenza, per orgoglio e riconoscenza, volge le spalle e lascia dietro di se un vuoto ed un distacco incolmabili.
Ed è di questi giorni il dibattito sulla vicenda della “morte” della nostra Piazza. Ci si dibatte tra piazza aperta al traffico e piazza pedonalizzata, ci si dimena tra teorie di un anacronistico, per tante ragioni, ritorno al passato e di chi sia la responsabilità.
Si parla di soppressione del traffico veicolare come il peccato originale, a giustificazione di questa mestizia che ormai accomuna la stragrande maggioranza dei sanvitesi.
La piazza, luogo e simbolo di incontro, diviene ormai terreno di polemiche gratuite, protagonista suo malgrado di un dire che resta tale.
Essa, luogo delle interazioni sociali e di raccoglimento della comunità, il cui indiscusso valore politico e filosofico gli studi le attribuiscono, diventa argomento attorno al quale tutta la comunità si ritrova a tessere le più disparate teorie, quasi una “conquista alla piazza” lontanissima parente di quella “primavera dei popoli” del 1848 dove l’agire delle masse era indubbiamente di stampo diverso e volto esclusivamente al benessere comune.
Ben lungi da ciò che dovrebbe essere oggi, la nostra piazza vanta un primato negativo: azzeramento delle attività commerciali, spopolamento umano, spartiacque tra un prima e un dopo.
Ci si chiede, com’è giusto, quali le soluzioni, quali le proposte e soprattutto chi e cosa abbiano indotto a tale desolazione.
Da una parte un’Amministrazione indifferente, e che si ricorda di quei pochi commercianti rimasti solo dopo un’accorata lettera aperta degli stessi, dall’altra una “nobiltà” negligente. Nel mezzo invece, i cittadini, come sempre, spettatori passivi di un triste spettacolo.
Chiunque capirebbe che un patrimonio come il nostro Castello dovrebbe fungere da principale biglietto da visita e da traino per uno sviluppo del turismo storico-culturale del nostro paese. Da lì, con intelligente azione, i giovamenti sarebbero tanti: economici e turistici appunto, nonché sociali in termini di bellezza del paesaggio. Eppure ci ritroviamo davanti ad una struttura, di indubbio ed inestimabile valore storico ed artistico, abbandonata a se stessa, e vittima di un’assoluta incapacità gestionale in ottica imprenditoriale.
Come birilli, ormai, quasi tutte le attività commerciali hanno chiuso i battenti. Le richieste, sacrosante in termini di diritti personali, ma del tutto inaccettabili in termini di mercato, opportunità, ma anche buon senso e moralità avanzate agli storici affittuari, hanno rappresentato il motivo “principe” di una chiusura che non ci si aspettava.
Quali le soluzioni e le proposte per ridare dignità e vita ad un luogo, non solo fisico, che sin dall’Antica Grecia ha rappresentato il centro nevralgico ed il cuore pulsante della “Polis”? Come dare piena compiutezza a quel progetto che ha fatto sì che la piazza diventasse il “centro politico” della nostra città attraverso la concentrazione della quasi totalità degli uffici comunali, di modo che essa ritorni davvero ad essere riconosciuta ed identificata con orgoglio da tutti noi sanvitesi come “La nostra Piazza”?
Certo è che ciascuno con responsabilità deve fare la propria parte senza tentennamenti o indugi: l’Amministrazione Comunale dovrebbe intraprendere tutte quelle iniziative che quanto meno - per tutelare il “decoro urbano” - inducano la famiglia Dentice a provvedere ad una manutenzione e al ripristino delle facciate prospicienti la piazza, nonché a creare le condizioni affinché commercianti ed imprenditori siano incentivati ad avviare attività nel centro storico. A tal proposito inoltre auspichiamo da un lato che l’attenzione che verrà data alla piazza nella redazione del progetto del Distretto Unico del Commercio, sia maggiore rispetto a quella riservata nel documento relativo alla Rigenerazione Urbana; dall’altro la stessa famiglia Dentice dovrebbe iniziare a capire che tenendo le saracinesche perennemente chiuse aspettando chissà quale Godot che accetti le sue richieste, oppure l’ennesima proposta della casa cinematografica di turno, a lungo andare, la nostra Città che è anche la loro potrebbe risentirne dal punto di vista turistico e sociale. Di certo, e lo abbiamo verificato nel corso dell’estate ed anche in occasione delle feste natalizie, non mancano imprenditori e commercianti, anche giovani, con spirito di iniziativa e disposti anche a rischiare; così come il dibattito aperto in questi giorni ha fatto emergere come anche i semplici cittadini abbiano a cuore le sorti della piazza.
Noi auspichiamo che tutte queste forze si mettano insieme, ed insieme si riesca a voltare pagina; auspichiamo anche, e siamo disposti a farcene promotori, la convocazione di una sorta di “conferenza di servizi” coinvolgendo anche le associazioni di categoria che porti ad un protocollo d’intesa condiviso da tutti.
Può essere il primo passo verso quel “Rinascimento” di cui San Vito ha bisogno.
Raffaella Caiolo
Presidente Ass. Novae Mentis